Due giovani imprenditori nel campo del vertical farming. Intervista a Profarms.

Due giovani universitari approcciano con entusiasmo il vertical farming: quali sono state le vostre motivazioni?

Due anni fa, dopo aver studiato presso l’istituto agrario di San Michele All’Adige, ho sentito parlare di vertical farming e il fatto di poter applicare un tipo di agricoltura sostenibile mi ha subito appassionato.

Il vertical farming richiede una forte connessione tra tecnica e natura, sono necessarie competenze specifiche per trovare il giusto substrato, la quantità corretta di luce e acqua.

Con Patrick siamo un’ottima squadra perché lui si occupa della parte più tecnica come lo sviluppo dei nostri scaffali grow, mentre io seguo gli aspetti legati alla coltivazione dei microgreens.

Quali erano i vostri obiettivi?

L’obiettivo primario della nostra iniziativa è quello di produrre microgreens con il minor utilizzo possibile di risorse, promuovendo un’agricoltura sostenibile.

Siamo tra i pochi produttori in Europa ad avere la certificazione BIO sui nostri prodotti. Ad esempio, a differenza di altri, anche per nostri imballi non utilizziamo le classiche vaschette in plastica ma degli appositi contenitori in materiale riciclabile. Questo ha richiesto uno studio approfondito per poter garantire la stessa durata dei microgreens.

Avete riscontrato un aumento nella produzione con l’utilizzo delle lampade led? 

Per noi non è tanto importante la quantità della produzione ma piuttosto la qualità. L’illuminazione a led ci ha permesso un miglioramento della qualità grazie al fatto che i nostri microgreens contengono meno acqua e hanno pareti cellulari più forti e sono quindi più saporiti. Meglio, sviluppano più sostanze aromatiche. L’intensità luminosa fa si che la pianta cerchi meno luce e il germoglio diventi più compatto, avendo quindi meno necessità di acqua (più lungo è il germoglio, più acqua contiene).

Grazie all’illuminazione avete ottenuto un risparmio di H2O? 

Grazie alla maggiore intensità luminosa garantita dalle lampade led abbiamo ottenuto un risparmio nel consumo di acqua raggiungendo sia l’obiettivo di abbattere i consumi delle risorse che quello di produrre microgreens di qualità, dal sapore più intenso.

In quanto tempo pensate di rientrare con l’investimento, se possibile limitando il ragionamento alla sola parte lighting?

È difficile calcolare esattamente il tempo necessario per rientrare con l’investimento iniziale. Questo perché il nostro è un sistema complesso in cui tutte le singole componenti, come in questo caso le luci, sono altamente interdipendenti tra loro. È quindi difficile poter isolare il ragionamento a una singola componente rispetto all’intero impianto.

Riuscite ad ottenere una buona riproducibilità/omogeneità delle vostre colture?

Per noi l’omogeneità è un parametro fondamentale. Lavoriamo con molti chef del territorio che hanno la necessità di servire agli ospiti un piatto che abbia una costanza nella presentazione e nel gusto, e ci impegniamo per assicurarci che gli interessi degli chef vengano esauditi.

Avete fatto fare analisi nutraceutiche, e se sì, influisce l’utilizzo dell’illuminazione led?

Abbiamo fatto analisi che hanno evidenziato livelli elevati di vitamina C, fino al 30% in più rispetto ad alimenti come gli spinaci, che solitamente sono ricchi di questo componente. Non avevamo effettuato analisi nella fase iniziale del progetto quindi fare un paragone è difficile, però possiamo dire che la qualità e il gusto dei microgreens sono fortemente influenzati dal tipo di coltivazione, in serra non si ottengono gli stessi risultati.

Questo articolo è disponibile anche in: Inglese

C–LED è l’azienda del Gruppo Cefla che progetta e realizza applicazioni nei settori dell’illuminazione industriale, del visual merchandising, dell’interior design, dell’illuminazione pubblica e del growing.